mercoledì 27 novembre 2013

Juventus Club Faenza - In pochi sanno che è stata la mia bambina degli anni '80

Juve, o l'ami o la odi, per questo è una fede vera... non possono esserci mezze misure. Essere juventino è uno status, fai parte della Grande Signora, di uno STILE inimitabile e di una maglia di grandi tradizioni. L'unica squadra al mondo che vanta club "anti", e questo la dice lunga.
Nasco juventino (l'unica maniera per essere veri bianco
neri) e ho vissuto l'era Boniperti (siamo stati gli unici a riuscire ad ospitarlo), erano gli anni '80, si vinceva tutto.. Platini, Tardelli, Scirea... ragazzi che anni!
Dovevo fare qualcosa così pensai di fondare un club.

Perchè la mia bambina? Lo dico proprio con orgoglio, semplicemente perchè l'ho pensata e l'ho realizzata, così scrissi alla sede della Juventus F.C. per sapere come si doveva fare. Che emozione quando risposero in carta intestata! Dissero che bisognava avere uno statuto (e ne mandarono una bozza) senza fini di lucro, da registrare regolarmente da un notaio. Era marzo 1984, da li partì il tutto, ne parlai con il mio amico Guido Benini, cercammo altri soci e ci presentammo davanti il notaio Paolo Baruzzi (poi scomparso) che tra l'altro essendo juventino anche lui, non ci fece pagare nulla.
In seguito avemmo la grande fortuna di stringere amicizia con Massimo Bonini e ciò permise (in particolare a me, Guido e rispettive signore) di inserirci e di frequentare l'ambiente, tanto da arrivare a passare la festa di un ultimo dell'anno con la squadra intera...una roba mica per tutti, cavoli.. immaginate la mia carica e la mia eccitazione. In seguito addirittura, ovviamente d'acordo con la mia sposa (Juventina tanto quanto me) a settembre 1986 inserimmo qualche giorno del nostro viaggio di nozze a Torino, ospiti appunto di Massimo, che ci forniva i pass per il campo di allenamento. Da non credeci! eravamo seduti proprio di fianco alla porta di Tacconi.. ormai ci conoscevano tutti.
Quante cose ho fatto.. e quante ne ho organizzate, dovessi elencarle tutte dovrei scrivere per ore. Nel club ero il segretario e mi limiterò a citare due di tanti miei fiori all'occhiello:
- uno, l'organizzazione della festa a Boniperti, che riuscii a commuovere con una scritta luminosa a caratteri cubitali "Boniperti President for ever" con tutte le coppe vinte che spiccavano luninose nel buio della sala Gemos di Faenza;
- l'altro, la straordinaria partecipazione alla 100 chilometri del Passatore con uno stand studiato e realizzato nel
la centrale piazza del Popolo, con tanto di foto e articolo che inviai ai giornali.
Ero davvero un vulcano di idee, ma
come sempre accade si ricordano i presidenti, mai i segretari, come poi è giusto che sia.
La nota più dolente fu la finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles. Ricordo che noi dirigenti avevamo i biglietti della famosa curva zeta, la curva della follia. Proprio 10 minuti prima della partita riuscimmo a cambiare con un altro club i biglietti con quelli della curva opposta, che ci permise di stare insieme al resto del nostro pullman perchè loro, quelli avev
ano. Mi sono sempre chiesto se ho barattato il biglietto della morte. Meglio non saperlo, potrei impazzire.
Poi arrivò il 1990 e come tante convivenze, anche questa finì, me ne andai dal club, sicuramente ero anche stanco (era diventato davvero un doppio lavoro), ma soprattutto non approvavo il cambio di nome al Club, anche se si trattava di intitolarlo a un nostro beniamino scomparso (Gaetano Scirea), proprio non la mandavo giù... Doveva essere il Club di Faenza, il patrimonio di una città ormai leader nell'ambiente bianconero e cosi doveva rimanere. Ironia della sorte.. ci tenevo più io che abitavo e abito a Brisighella che loro che erano tutti faentini. Infatti poi, nel tempo, si sono accorti che c'erano almeno 50 club intitolati a Gaetano Scirea e se non mettevano anche "Faenza", diventava un club anonimo come quelli, ma diciamolo.. non è più la stessa cosa, per me doveva rappresentare la tifoseria di un area geografica nel cuore della Romagna, e non la commemorazione di qualche campione scomparso.
E cosi stranamente la maggioranza del consiglio direttivo decise di cambiare identità alla mia bambina. In seguito scoprii che un gruppo (i fedelissimi del presidente) aveva già fatto l'accordo a mia insaputa ancora prima della riunione.
Coerente con il mio modo di pensare, non potevo accettarlo, mi sembrava di tradire una città, cosi trovai giusto rimanere con lei, come un capitano che rimane con la sua barca che affonda.. senza più continuità, era il momento giusto. Contemporaneamente in società usciva dalla presidenza anche il grande Boniperti... un segno del destino? Chissa! Mi è sempre piaciuto pensare che fosse così, un' uscita ideale in bianco e nero a braccetto con lui, senza rimpianti e senza voltarsi indietro, nella piena convinzione di aver fatto qualcosa di veramente importante, in pieno "STILE JUVENTUS", che rimarrà nel mio cuore e nelle rispettive storie di Faenza e Torino.

Mauro DV